[ Working the Bluefin
By Roberto Farina ].
Karlin ha 47 anni e una vita spesa in mare. Conosce ogni cosa dei tonni rossi del sud. Ci dice che i Bluefin che vediamo sono stati catturati all’amo con i palangari a dieci miglia dalla costa.
Il rumore della vecchia macchina del ghiaccio è infernale. “Li portano qui velocemente per un primo processo di refrigerazione. I tonni rossi sono destinati ai porti intermedi di Jakarta e Bali, refrigerati a -60° e spediti ai mercati giapponesi” urla agitando un grande coltello con cui elimina le pinne dei tonni.
Sulla costa sud orientale dell’isola di Java al piccolo porto di Pondokdadap a Sendang Biru, quinto per importanza in Indonesia, le attività legate alla pesca del tonno rosso del sud vanno avanti incessantemente da aprile a novembre.
Il tonno rosso del sud si trova nelle acque aperte dell'emisfero meridionale di tutti gli oceani del mondo principalmente tra 30°S e 50°S, fino a quasi 60°S. Solo durante riproduzione e la deposizione delle uova, che avviene da settembre ad aprile, i pesci adulti migrano verso i mari tropicali, al largo della costa dell’Indonesia circa 10°S, nelle acquee calde a sud di Jawa.
Con un'altezza massima di 2,5 metri e un peso fino a 260 chilogrammi è tra i pesci ossei più grandi.
Il tonno rosso meridionale, come altre specie di tonno pelagico ha diversi vantaggi rispetto ad altre forme di vita marina. È un pesce a sangue caldo e può regolare la sua temperatura corporea fino a 10 °C al di sopra della temperatura ambiente. Questo vantaggio consente loro di mantenere un'elevata produzione metabolica per la predazione a profondità elevate e la migrazione a grandi distanze. Questo porta a concludere che il tonno rosso meridionale non ha bisogno di limitare le migrazioni in base alla temperatura dell’acqua né tantomeno è dominato dai cambiamenti climatici.
Sebbene l'intervallo di temperatura preferito per il tonno rosso del sud sia compreso tra 18 e 20 °C, possono sopportare temperature fino a 3 °C a basse profondità e fino a 30 °C durante la deposizione delle uova. I giovani pesci migrano a sud lungo la costa occidentale dell'Australia e durante i mesi estivi tendono a radunarsi vicino alla superficie nelle acquee costiere dove vengono catturati con le reti a circuizione, rimorchiati nelle acquee vicino alla terraferma australiana e posti in gabbie ancorate al fondale. Il principale pescato selvatico nella zona del sud pacifico dell'industria australiana è il pesce di età compresa tra due e tre anni che raggiunge dimensioni di 15 kg. C'è un’ incertezza sulle dimensioni e sull'età e quando diventano maturi. Si ritiene che diventi sessualmente maturo tra i 9 ei 12 anni in natura il che evidenzia il principale impatto negativo della rimozione delle popolazioni prima della deposizione delle uova dallo stato selvatico il che significa che diventa estremamente difficile ricostruire gli stock futuri.
Il tonno novellame viene catturato vivo e trasferito in recinti di acquacoltura vicino a Port Lincon al largo della costa australiana. Vengono quindi alimentati con pesci pelagici catturati localmente, cresciuti per 8 mesi, raggiungendo una media di 30-40 kg. Ma Il tonno d'allevamento ha generalmente un contenuto di grassi più elevato rispetto al tonno selvatico. Un tonno di un metro ha bisogno di circa 15 kg di pesce vivo per guadagnare 1 kg di grasso e sono necessarie da 1,5 a 2 tonnellate di calamari e sgombri per produrre un tonno rosso da 100 kg. Come con la maggior parte delle iniziative di acquacoltura, i mangimi sono il fattore più importante nell'efficienza in termini di costi dell'operazione di allevamento. Tuttavia, i mangimi fabbricati non sono ancora competitivi come i pesci esca. Inoltre, poiché nuotano così velocemente e sono abituati a migrare per lunghe distanze, sono difficili da tenere in piccoli recinti. Inoltre, processi inquinanti includono sostanze chimiche per mantenere pulite le gabbie e sostanze tossiche come il mercurio e i PCB (policlorobifenili), possono accumularsi nel tempo, in particolare attraverso l'alimentazione del tonno, con alcune prove che i contaminanti siano più elevati nei pesci d'allevamento rispetto agli stock selvatici. Alcune organizzazioni ambientaliste hanno contestato la sostenibilità della pesca e dell'allevamento del tonno rosso meridionale, tra cui l'Australian Marine Conservation Society, Sea Shepherd e il Conservation Council of South Australia.
Il tonno rosso del sud allo stato selvatico è un alimento gourmet, molto richiesto per l'uso nel sashimi e nel sushi e per questo preso di mira dalle flotte pescherecce di diverse nazioni.
Ogni anno ne vengono catturate diverse migliaia di tonnellate il che lo rende una specie sovra sfruttata. Il 90% dei tonni rossi catturati dall’Indonesia viene esportata e consumata in Giappone e i tonni particolarmente adatti per sushi e sashimi possono raggiungere cifre altissime. All’inizio dell’anno alcuni cibi messi a disposizione per la prima volta sul mercato hanno un valore simbolico e sono considerati portafortuna. Il 5 gennaio del 2019 un tonno rosso del pacifico di 280 kg catturato al largo di Omanachi, nel nord del Giappone, è stato venduto al mercato ittico di Tsukiji a Tokio per la cifra di 3,1 milioni di dollari USA portando a prezzi unitari record di 5.000 dollari USA per libbra (11.023 $ per kg.)
Questo significa che la forte domanda di tonno rosso per rifornire la cucina giapponese alimenta una straordinaria pressione sulla specie.
Il tonno rosso del sud è classificato come specie minacciata e inserito nella lista rossa dall’ International Union for Conservation of Nature (IUCN). Il suo stato di stock rimane "sovra sfruttato", sebbene attualmente non sia soggetto a pesca eccessiva. Sulla base dei fatti c'era un obbligo urgente di ridurre la pressione di pesca al tonno rosso del sud, per questo nel 1994 stata creata la Commissione per la Conservazione del Tonno Rosso del Sud (CCSBT), una organizzazione intergovernativa responsabile della gestione di questa specie che assegna a ciascuna nazione le quote del pescato. I membri della commissione allargata Australia, Unione europea, Taiwan, Indonesia, Giappone, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda e Sud Africa si sono prodigati in iniziative che lasciano ben sperare. La venticinquesima riunione del comitato scientifico ha rilevato nella valutazione degli stock nel 2020 un miglioramento di circa il 5% annuo dal punto più basso nel 2009. L’obiettivo è ricostruire e raggiungere un livello di biomassa del 30% degli stock riproduttivi entro il 2035.
Per concludere in un recente report del WWF si legge “dell’impressionante declino delle specie che popolano i mari le terre di tutto il pianeta. Dal 1970 le popolazioni di vertebrati, mammiferi, rettili, uccelli e pesci sono crollate del 69%. Questo descrive i cambiamenti in atto e dovrebbe portare a chiederci cosa stiamo facendo a questo Pianeta. Analizzando quanto consumiamo emerge che per vivere entro la capacità del nostro pianeta l’impronta ecologica dell’umanità dovrebbe dovrebbe essere inferiore alla biocapacità della Terra. Appare evidente che alcune aree del pianeta le risorse siano sfruttate eccessivamente”.
Andrew Terry, direttore della Conservazione e delle Politiche della Zoological Society of London, ricorda invece come “metà dell’economia globale e miliardi di persone dipendono direttamente dalla natura. Prevenire un’ulteriore perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi vitali deve essere in cima alle agende globali per affrontare la crescente crisi climatica, ambientale e salute pubblica”
Quanto tempo ancora Karlin potrà affermarsi nel suo lavoro se a tutto questo non viene posto rimedio non ci saranno più stock sufficienti a cui attingere.
References: CCSBT. WWF. ZSL.Wikipedia. IUCN.
The photo taken June 2022 - Sendang Biru, Malang. Jawa Timur