- PICTURES # 332 - Life in the volcano. The labours of Subnoh-
Subnoh è un minatore. Siamo a Kawah Ijen, in Indonesia, nell’estremo est dell’isola di Java. “Uno dei tanti” sostiene lui “un centinaio di operai che si alternano notte e giorno nell’astrazione dello zolfo”. Qualcuno afferma che sono molti di più, ma difficile dirlo, occorre chiedere alla vicina fabbrica a Paltuding Valley dove avviene il processo di purificazione prima di essere inviato a fabbriche più grandi.
I minatori come Subnoh che decidono di lavorare la notte lo fanno per qualche rupia in più. Subnoh ha 42 anni, una moglie e due figli che studiano a Banyuwangi una cittadina sulla costa a 30 km dal vulcano. Mi spiega che inizia il lavoro alle due della notte e termina alle 7 del mattino: scende e sale tre volte con lo zolfo stipato nelle ceste di un bilanciere a spalla carico di 80 kg di prezioso materiale. “Qualcuno più forte di me arriva a portare quasi 90 kg, dice con affanno”. Il lavoro dell’estrazione di zolfo qui a Kawah Ijen è considerato tra i più duri pericolosi al mondo e le aspettative di vita vanno poco oltre i 50 anni. Una pratica decisamente pericolosa per via del gas solforoso che il vulcano emette, tuttavia rappresenta una fonte di sostentamento per molte famiglie della zona. I problemi polmonari sono diffusissimi per via dei gas tossici e delle scarse precauzioni che i minatori mettono in atto: alcuni hanno solo un panno bagnato che copre il naso e la bocca, altri indossano maschere antigas tuttavia, per risparmiare soldi, non sostituiscono i filtri in carbone che invece vengono coperti semplicemente con logore mascherine chirurgiche. Parte di loro non si rende conto di cosa stanno respirando e nemmeno dei problemi che affliggono le loro articolazioni.
Subnoh è un uomo magro. Affronta la risalita a torso nudo malgrado la temperatura piuttosto bassa: un'immancabile sigaretta in bocca e infradito ai piedi spiegandomi che non può permettersi scarpe costose. Ma il sentiero di risalita, con pendenze che sfiorano i 60°, è davvero duro da affrontare con gli infradito e un carico sulle spalle di 80 kg.
Subnoh mi dice anche che la PT. Candi Ngrimbi presso Paltuding Valley acquista tutto il suo prodotto estratto da Kawah Ijen. L’azienda paga 1.250 IDR per kg di zolfo grezzo.
Subnoh sostiene che le tre ascese notturne portano un guadagno di circa 18 euro per ogni giorno lavorato.
Durante la salita in una delle soste prestabilite per riposare mi mostra delle piccole statuine realizzate con i pezzi di scarto di zolfo che ogni minatore porta con sé e tenta di vendere ai turisti che si incontrano durante le salite e le discese. Un piccolo guadagno aggiuntivo al reddito da minatore: 10.000 IDR le piccole e 20.000 le più grandi, vende anche le miniature dei cesti con il bilanciere.
Mi dice che il reddito è scarso e che i turisti sono spesso un valido aiuto alle entrate.
Subnoh accende un’altra sigaretta e riprende la cesta sulle spalle per l’ultimo tratto della salita, il più duro. Su in cima, al bordo del cratere si concede l’ultima pausa con un pasto a base di riso, pesce e verdure. Per oggi la giornata è conclusa e un altro portatore trasporterà lo zolfo alla pesatura scendendo per 3 km il sentiero della montagna con il carico dislocato su una specie di grande carriola. È ora di scendere dal vulcano ma Subnoh prende tempo, rallenta e accende l’ennesima sigaretta, come se non bastasse riempie i polmoni di fumo e si avvia.